Eugenio Banti, ex Assessore alla Sanità della regione Liguria ed ex Senatore, ora confluito nelle liste del Partito Democratico propone dettagliatamente una Società per Azioni sull'ospedale di Sarzana...:
Congresso del PD provinciale – Le Grazie, 7 giugno 2008
Sintesi della comunicazione di Egidio Banti sul tema “Pubblico e privato nelle prospettive della sanità provinciale”
La vicenda del futuro degli ospedali di Spezia e di Sarzana, del loro rapporto e della loro integrazione, non è risolvibile in termini di mera programmazione regionale. I mesi scorsi lo hanno abbondantemente dimostrato, con il rischio del campanilismo, dei reciproci bastoni tra le ruote e, ancora peggio, delle “grida manzoniane”, che alla fine tutti si rimangiano e nessuno osserva.
Poiché non si parla oggi di un solo ospedale provinciale, ma tutti continuano a ragionare – come del resto è nella programmazione regionale sin dal 1992 – di due ospedali, il modello definitivo deve compiere un salto di qualità. Altrimenti non se ne verrà a capo, con detrimento progressivo dell’efficienza ed efficacia del servizio.
L’unica soluzione possibile non è l’integrazione (si è visto abbondantemente che non funziona: basta parlare di spostare anche un solo reparto, che subito qualcuno fa le barricate). La soluzione è, per paradosso, quella inversa: la competizione.
Del resto, per sua natura, nessun tipo di monopolio – tanto nell’industria quanto nei servizi – riesce a realizzare standard adeguati di qualità. E invece, in campo ospedaliero, è la qualità del servizio ciò che i cittadini chiedono per prima cosa.
Ma la competizione tra due ospedali che insistono in un unico bacino provinciale non è finanziabile con i soli soldi pubblici del fondo sanitario regionale. Non basterebbero, e infatti non bastano già oggi. Essa presuppone dunque almeno due diversi modelli gestionali. In sintesi, uno interamente pubblico ed uno integrato tra pubblico e privato.
L’ospedale della Spezia è l’ospedale principale della provincia, sede di DEA, come indicato appunto già nel 1993: la “nave ammiraglia”, si diceva allora, mentre dell’ospedale di Sarzana si parlava come di un “incrociatore d’altura”. Quindi l’ospedale di Spezia – auspicabilmente presto ristrutturato nella sua nuova sede del Felettino – è giusto che continui ad essere ospedale di totale gestione pubblica.
Per contro, a Sarzana, nell’ospedale progettato da Giovanni Michelucci su incarico (allora) della gestione comunale, e poi realizzato dalla Regione, esiste già una parte in convenzione, per il settore riabilitativo affidato alla “Don Gnocchi”.
Quindi c’è già un abbozzo di modello diverso, ma non basta. L’intero ospedale di Sarzana può sperimentare oggi un modello gestionale totalmente imperniato sulla collaborazione pubblico-privata.
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E’ del tutto ovvio – ma è bene precisarlo per evitare fraintendimenti – che per il cittadino le prestazioni (a parte i ticket previsti comunque dalle leggi) restano del tutto gratuite, e nessuna distinzione esiste, sotto questo profilo, tra i due modelli. Insomma, non parliamo di una clinica privata a pagamento, bensì di un ospedale pubblico a gestione mista.
Il caso di Sarzana si presenta già a prima vista come molto simile.
Sarzana dispone di una struttura moderna, ed ancora in parte inutilizzata – l’ospedale di Michelucci -, nella quale già esiste una realtà privata che opera per il settore della riabilitazione.
La competizione virtuosa tra i due ospedali spezzini avrebbe, tra gli altri effetti positivi, quello di aumentare la qualità del servizio, e quindi non solo di ridurre la mobilità passiva “in fuga” verso la vicina Toscana, ma addirittura di attrarre dalle zone vicine (a regime, si capisce) mobilità “in entrata”.
Nel caso di specie, la società mista – ferma restando la maggioranza delle quote in capo alla Regione – potrebbe vedere la partecipazione diretta del comune di Sarzana e di altri comuni, del “Don Gnocchi” e di un’altra almeno società privata specializzata nel settore.
Tra gli elementi importanti – partendo proprio dalla presenza del “Don Gnocchi” – potrebbe anche esserci la possibilità di corsi universitari non solo per terapisti della riabilitazione e simili (già oggi richiesti), ma anche per altre figure professionali, grazie al finanziamento dei privati.
Aumenterebbero – rispetto ai programmi attuali – i posti di lavoro diretti ed indotti, ma soprattutto potrebbe aumentare il gradimento dei cittadini per la qualità del servizio, e Sarzana avrebbe la garanzia di mantenere il proprio ospedale, senza detrimento per il capoluogo di provincia, ma anzi con vantaggio reciproco.
La legislazione regionale ligure attuale avrebbe bisogno soltanto di modifiche limitate per consentire l’attuazione di un modello che, in prima battuta, sarebbe comunque sperimentale.
L’auspicio è che di questo tema si parli senza pregiudizi di carattere ideologico, guardando alla realtà dei fatti ed alla concretezza delle prospettive. E quanto prima si avvii, coordinato dalla Regione e dagli enti locali, un confronto di merito in grado di mettere a punto una proposta precisa, capace di affrontare le eventuali difficoltà realizzative, e di superarle.
Egidio Banti
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